Tra i tanti significati delle Letture di oggi, cerco di evidenziarne almeno alcuni, i quali comunque ci presentano la bontà incondizionata del Signore nei nostri confronti.
Anche se per noi, creature di Dio limitate e peccatrici, possono apparire probabilmente difficili, inquietanti, fastidiosi.
Come si può parlare di perdono ad una moglie che vede uccidere il marito o il figlio innocente? Per una madre, per un padre con un figlio malato di droga o delle mille dipendenze che caratterizzano i nostri giorni: amore e perdono significano lasciarlo “libero” di distruggersi e distruggere le loro vite, oppure fare di tutto affinché non abbia accesso ai soldi e vengano prese tutte le misure adeguate (ad esempio, in una comunità terapeutica)? Un marito abbandonato dalla moglie; una moglie abbandonata dal marito (situazioni ulteriormente pesanti quando ci sono figli e figlie): come, in che modo, in che misura parlare di perdono? Ci sono persone – già adulte – che custodiscono nel cuore le offese, le esclusioni, le prevaricazioni ricevute da ragazzi e adolescenti: quale potrebbe essere il senso del perdono? Più in grande, i figli, le figlie non amati o contesi dai genitori?
Perdonare non significa essere fragili, anzi! Quante volte ci viene spontaneo pensare che il perdono sia un regalo immeritato (!) che facciamo all’altro: siamo convinti che quest’ultimo ha comunque sbagliato. Come comportarsi umanamente e cristianamente?
Questi esempi estremi ci dicono che, solo in forza dei criteri umani, è semplicemente impossibile perdonare.
Dunque, perdonare è anzitutto accettare il proprio limite, la fragilità che fa parte della pasta di cui l’uomo e la donna sono costruiti: solo lo sguardo di Dio ti rende unico e prezioso, ti rende possibile guardare anche l’altro come unico e prezioso.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
“Ascoltate oggi la voce del Signore”. Nel ritornello del Salmo Responsoriale troviamo anche oggi, come spesso accade nella liturgia domenicale, il cuore del messaggio di Dio per noi. Non aspettate o fantasticate su di un incerto o illusorio domani. Non rivangate un passato, che può avere sfaccettature di fallimento. Il tempo si trasforma: non è più una freccia lanciata immancabilmente verso la morte o, come nella mitologia greca, un padre che mangia i suoi figli per provare inutilmente a mantenersi in vita. Invece, il presente assume un valore di ricchezza inestimabile: è il momento, il luogo per incontrare Gesù e le persone.
Facciata della Cattedrale di Santa Maria Assunta, a Como
Altorilievo sulla facciata della Chiesa Parrocchiale di Bruzzano (Milano), ad opera di Anna Gronda Mojoli
L’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo è l’icona del nostro futuro, anticipazione di un comune destino: annuncia che l’anima è santa, ma che il Creatore non spreca le sue meraviglie: anche il corpo è santo e avrà, trasfigurato, lo stesso destino dell’anima. Perché l’uomo è uno.