«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» – IV domenica di Pasqua, 30 aprile 2023

Durante le ultime settimane, la liturgia ci ha parlato molte volte ed in maniera esplicita di «Vita». In particolare, riferendosi alla «Vita nuova» in Cristo Risorto.

La questione era già stata affrontata da Gesù stesso, in particolare nel dialogo notturno con Nicodemo: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto [allo stesso tempo, «di nuovo»], non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). Nicodemo rimase interdetto, non si sa fino a che punto arrivò ad intercettare il messaggio che il Signore gli stava offrendo.

Ma forse anche noi siamo così. Mettendo davanti mille scuse, ci rifiutiamo di credere e vivere il messaggio di risurrezione che Gesù Cristo ci dona. C’è chi dice: ormai sono vecchio, le abitudini (che conosco perfettamente come autodistruttive) mi legano ad un passato poco felice, l’ambiente in cui vivo e lavoro mi impone certe scelte poco pulite, se non mi comporto in un certo modo le amicizie mi abbandonano e rimango da solo…

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«L’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» – III domenica di Pasqua, 23 aprile 2023

Cosa significa riconoscere Gesù risorto?

Cosa indica lo spezzare il pane?

Riconoscere il Signore risorto e spezzare il pane nella liturgia della Chiesa, nella storia umana e personale, nelle relazioni fraterne.

«Ri-conoscere»: incontrare di nuovo, in una forma più autentica e approfondita. Qualcuno dice: «Se Gesù si mostrasse a me personalmente, in forma viva, certamente crederei». E i discepoli, gli apostoli, che hanno vissuto con il Signore in carne ed ossa per circa tre anni, l’hanno riconosciuto facilmente da risorto? Pare proprio di no. Forse sta ad indicare che il cammino della fede non arriva mai ad un punto fermo, è sempre in movimento. Non sopporta una definizione definitiva, ma – mantenendo fisso il nucleo che il Signore ci ha consegnato – ha probabilmente sempre bisogno di essere ri-definita. Appunto, come una realtà viva e pulsante. I cristiani non adorano un cadavere, ma una Persona viva, seppure secondo una modalità che nessuno di noi saprebbe descrivere pienamente.

Come possiamo anche noi riconoscere Gesù, realmente presente in ogni istante delle nostre a volte fin troppo travagliate e disordinate esistenze? La parola di Dio, il Pane e il Vino eucaristici, le fatiche, le lotte, i piccoli successi miei e della mia famiglia non sono luoghi in cui Gesù risorto è lì, presente e operante?

Allora, è proprio dell’uomo di fede chiedersi «Dio, dove sei? Dove eri?», o piuttosto invocare «Apri i miei occhi, Signore, affinché io possa riconoscerti ogni giorno, in ciascun avvenimento»?

Allora, solo allora, attraverso questo atteggiamento di fede, ri-conosceremo Gesù risorto da sempre operante con discrezione e potenza ineffabili, nella nostra esistenza.

Spezzare il pane. Com-prendere che il Pane eucaristico non «nasconde» Gesù risorto, ma lo «mostra», lo «offre» con libertà e semplicità al mondo intero.

Se il pane eucaristico è in realtà Corpo di Cristo, anche noi possiamo far parte di quella misteriosa e meravigliosamente affascinante realtà chiamata «Corpo mistico di Cristo»: «che Dio sia tutto in tutti» (san Paolo nella prima lettera ai Corinzi 15,28).

Tutto questo può rivoluzionare la nostra preghiera, la meditazione cristiana, la consapevolezza di chi siamo e di chi siamo chiamati ad essere, le relazioni in famiglia, al lavoro, con gli amici: tutto.

«Riconoscere Cristo nello spezzare il pane»: ogni giorno è quello giusto perché questo sogno possa essere lasciato divenire realtà.

Dal Vangelo secondo Luca 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

«Pace a voi!» – II domenica di Pasqua, 16 aprile 2023

Quello di Gesù non è un vuoto saluto convenzionale tipico del popolo ebraico. Un augurio biblico che oggi viene talmente svuotato, tanto da potersi sentir augurare Shalom anche dal militare che ti punta addosso un mitra.

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27); «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).

Con che coraggio parlare di pace cristiana, quando noi ci azzuffiamo (anche tra cristiani cattolici della stessa parrocchia) e – soprattutto – il nostro cuore di «discepoli» (?) è in condizione di continua tempesta?

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«Vide e credette» – Santa Pasqua, 9 aprile 2023

[Liberamente adattato da una meditazione di H. U. von Balthasar, in conclusione al testo dedicato ai giovani, Il cuore del mondo (1945)]

O Gesù Cristo, crocifisso e risorto,

Quando ero giovane ho pensato di poter venire a patti chiari con te. Ho visto davanti a me una strada rapida, mi venne del coraggio, mi legai lo zaino e cominciai ad arrampicarmi.

Quanti sogni nel cassetto da buttare al macero, quante aspettative cariche di orgoglio, quanti confronti rispetto agli altri e paragoni inutili e dannosi.
Ma ora basta. Leggi tutto “«Vide e credette» – Santa Pasqua, 9 aprile 2023”

La dolorosa e salvifica Via Crucis / Lucis e la breve strada dall’Hosanna al Crucifige: personaggi e relativi atteggiamenti – Domenica delle Palme, 2 aprile 2023 (Mt 21,1-11. 27,11-54; forma breve)

Gesù: sempre e comunque Re mite, compassionevole, che prende su di sé il peccato del mondo. Attraverso la sua passione e risurrezione libera l’umanità dal peccato e dalla morte.

Discepoli: inizialmente docili a Gesù, nel momento cruciale spariscono dalla scena.

Folla: dapprima numerosissima, esultante e colma di acclamazioni; riconosce Gesù come profeta; infine si lascia condizionare malamente fino al Crucifige.

Gerusalemme: tutta presa da agitazione e, durante l’intera narrazione, non riconosce Gesù come il Messia.

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Gesù, vita vera del mondo – V domenica di quaresima, 26 marzo 2023

 

  1. «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Gesù ama. Se non fossimo terribilmente abituati e assuefatti a queste parole, i nostri volti cambierebbero di colpo, salteremmo con danze di esultanza, la nostra gioia diventerebbe irresistibile. Saremmo splendenti come la luce, trasfigurati.

Peccato, davvero peccato! Che cosa? Che tutti ci presentino l’amore, pretendano amore, provino a spiegarci l’amore… ma forse quasi nessuno ci additi l’amore di Gesù, veramente umano e divino al tempo stesso.

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«Beati… Rallegratevi ed esultate» – IV domenica del tempo ordinario, 29 gennaio 2023

BEATI: felici e fortunati, oggi e nell’eternità

Autentico cristiano ha una spina dorsale solida, si parla di una “misura alta della vita cristiana”.

No mediocrità, no alla semplice abitudine:

  • Esprime il proprio punto di vista quando sarebbe più comodo tacere
  • Tace quando una parola di troppo potrebbe rompere una relazione
  • Non ha paura di sporcarsi le maniche
  • Semina del bene sempre e comunque
  • Ha il coraggio di fare il primo passo per ricominciare
  • Fa del bene anche quando nessuno ringrazia
  • Continua in un servizio, anche faticoso o che lo mette in difficoltà, soprattutto quando si rende conto che, se non c’è lui, quel servizio non sarebbe possibile (anche se una persona saggia mi ricorda sempre che i cimiteri sono pieni di gente indispensabile)
  • Si tira indietro quando si accorge che la sua presenza porta inevitabilmente degli ostacoli o degli scontri.

S. Natale 2022

Natale è l’umile gloria di Dio che si fa uomo.

Mi arrischio a scrivere che per vivere il Natale cristiano non basta arrestarsi con nostalgia alle tradizioni passate adatte solo per affermare con amarezza: «una volta sì che era Natale». Probabilmente non è neppure sufficiente aggrapparsi al romanticismo o al sentimentalismo intimistico del panettone soffice.

Natale è qualcosa di immensamente più grande… ma anche più semplice e piccolo.

Pensiamo a Maria Santissima che avvolge e abbraccia, scalda, nutre il bambino creatore del mondo intero.

Impersoniamoci in Giuseppe: è molto più che un semplice spettatore di tutta la scena e della stessa gloria natalizia.

Natale è l’umiltà di Dio che si fa trovare bimbo indifeso.

Mi sorge l’intuizione che il vero Dio manifestato in Gesù Cristo sia sempre stato debole, fragile, pronto al rischio di amare sino alla fine. È onnipotente sì, presente in ogni luogo, ma non secondo la nostra mentalità ancora bisognosa di conversione.

Verrebbe naturale iniziare enumerando i tantissimi «è Natale quando». Ma probabilmente questo listone non andrebbe a cogliere la realtà più bella e prodigiosa di ogni Natale: Dio viene non solo se siamo «buoni» (finiamo di raccontarci favole), ma scende proprio nella profondità delle nostre tenebre, sfiducia, disperazione, paure… insomma nelle e attraverso le nostre piccole «morti» quotidiane. È lì. E ci salva.

Buon Natale di umile gloria.