«Oggi con me sarai nel paradiso» – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, 20 novembre 2022

 

Alcuni spunti per la meditazione e la preghiera in vista della prossima domenica

  1. Chi regna nella mia vita? Mi basta dire “Signore, Signore”, oppure vivo veramente secondo i criteri dell’amore di Dio?
  1. Per molti ebrei del tempo di Gesù il Messia era il liberatore dalla schiavitù sotto i romani. Per me, cosa significa regnare? Sovrastare o servire?

«Fare strada agli uomini – affermava don Milani – senza farsi strada». Leggi tutto “«Oggi con me sarai nel paradiso» – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, 20 novembre 2022”

«Gioia nel cielo» – XXIV domenica del tempo ordinario, 11 settembre 2022

Dio è misericordia. Anche gli occhi con cui Dio ti vede e giudica le tue azioni, atteggiamenti, pensieri sono totalmente misericordia. Un amore «fino alla fine» (Gv 13,1).

La buona notizia di Luca è stata chiamata, a ragione, il vangelo della misericordia. Il capitolo che la liturgia ci dona da meditare e vivere in questa domenica esprime in modo chiarissimo questo messaggio, la scelta di Dio di essere misericordia, perdono, affetto sincero, amore che non chiede nulla in cambio. Solo, ci spinge a vivere l’amore come risposta ad un amore che ci precede, avvolge e segna lo scopo della nostra esistenza.

Adesso diventa chiaro il senso della vita umana: accogliere Amore e traboccare Amore.

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Meditazione sul vangelo della quarta domenica di quaresima (Laetare – Gioite), con san Francesco di Sales (27-03-2022)

+ Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32)

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Abbiamo ascoltato, magari anche pregato e meditato questo brano molte volte, durante la nostra vita. È possibile che l’abbiamo anche analizzato con attenzione, spiegato e reso attuale a favore di altre persone: lo sappiamo quasi a memoria.

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