Natale è l’umile gloria di Dio che si fa uomo.
Mi arrischio a scrivere che per vivere il Natale cristiano non basta arrestarsi con nostalgia alle tradizioni passate adatte solo per affermare con amarezza: «una volta sì che era Natale». Probabilmente non è neppure sufficiente aggrapparsi al romanticismo o al sentimentalismo intimistico del panettone soffice.
Natale è qualcosa di immensamente più grande… ma anche più semplice e piccolo.
Pensiamo a Maria Santissima che avvolge e abbraccia, scalda, nutre il bambino creatore del mondo intero.
Impersoniamoci in Giuseppe: è molto più che un semplice spettatore di tutta la scena e della stessa gloria natalizia.
Natale è l’umiltà di Dio che si fa trovare bimbo indifeso.
Mi sorge l’intuizione che il vero Dio manifestato in Gesù Cristo sia sempre stato debole, fragile, pronto al rischio di amare sino alla fine. È onnipotente sì, presente in ogni luogo, ma non secondo la nostra mentalità ancora bisognosa di conversione.
Verrebbe naturale iniziare enumerando i tantissimi «è Natale quando». Ma probabilmente questo listone non andrebbe a cogliere la realtà più bella e prodigiosa di ogni Natale: Dio viene non solo se siamo «buoni» (finiamo di raccontarci favole), ma scende proprio nella profondità delle nostre tenebre, sfiducia, disperazione, paure… insomma nelle e attraverso le nostre piccole «morti» quotidiane. È lì. E ci salva.
Buon Natale di umile gloria.