Ascensione del Signore

Cosa significa che il Signore Risorto «Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo»?

Certamente, riferendosi appunto al Signore Risorto, non si tratta di una realtà semplicemente fisica, che si vede e si tocca come tutte le cose materiali a cui siamo abituati. Banalizzando, egli non ha premuto il pulsante di chissà quale magico ascensore invisibile, ma – molto più semplicemente – è tornato al Padre. Proprio da dove era disceso nell’incarnazione. Allo stesso Padre a cui era rimasto intimamente unito per tutta la sua esistenza sulla terra.

Nel mistero dell’Ascensione, Gesù ci dimostra da dove viene e da dove regna. Non sopra le banali nuvolette, ma – con il Padre e lo Spirito Santo – nel profondo più profondo dei nostri cuori.

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Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. VI domenica di Pasqua

«Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

 

Dio Padre, il Figlio Gesù Cristo, lo Spirito Santo che abitano in noi.

Anche quando non ne siamo consapevoli o non ce ne accorgiamo. Persino nei momenti in cui siamo divorati dai sensi di colpa. O, come la maggioranza statistica degli adolescenti e dei giovani, che non nutrono alcuna stima di se stessi. Rifugiandosi poi nelle due facce della stessa medaglia del pessimismo: l’apparente vuoto mascherato negli eccessi di ogni tipo o la mancanza di senso della vita che si manifesta in giornate intere chiusi in camera davanti al computer, in depressioni varie, anoressie, bulimie, eccetera. Tutti tunnel di cui la persona interessata non vede l’uscita, continuando a scontrarsi con buie, ruvide e troppo fredde pareti.

Tutto queste esprime una parte della verità.

Ma, per uno sguardo che ha incontrato Dio, è troppo poco per descrivere la totalità: quella di cui si è parlato sinora è solo la superficie.

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Amare la nostra umanità, come membra sofferenti e risorte del corpo di Cristo. “Tutto è grazia”

Quante volte mi sono sentito dire: detesto la mia storia! Non amo ciò che sono! Non riesco ad accettare la mia umanità, fatta anche di ferite, di cadute, di imperfezioni! Ho paura di ciò che sono! Sì, mi sono stati anche consegnati dei doni, ma sembrano essere sovrastati dai limiti e dal peccato.

Se ti trovi in questa situazione, Gesù, Maria Santissima e i santi hanno una parola speciale per te.

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Amatevi come Io vi ho amato. V domenica di Pasqua

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri». Perché «nuovo» questo comando se da sempre, dovunque, uomini e donne amano? Molti lo fanno in modo stupendo e che dà luce al mondo. Perché comandare l’amore? Un amore forzato è solo una maschera dell’amore, frustrante per chi lo offre, ma, forse ancora di più, per chi ne è destinatario. Il «comandamento nuovo» in realtà non è un comando, è molto di più: riassume la sorte del mondo e il destino di ognuno.

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Io do loro la vita eterna. IV domenica di Pasqua

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

 

Siamo conosciuti e amati da parte di Dio: questo ci rende traboccanti di testimonianza di Lui e fa di noi una comunità che lo loda a piena voce.

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