«Aprirò la mia bocca con parabole» – XVI domenica del tempo ordinario, 23 luglio 2023

1. Gesù parla, comunica realtà importanti per la vita di fede, attraverso parabole. Racconti, narrazioni apparentemente semplici e immediate. In realtà, i discepoli stessi chiedono spiegazioni, non capiscono. Il gruppone dei discepoli, come anche i 12 apostoli, non capiranno un bel nulla del mistero di Gesù Cristo se non dopo la sua risurrezione. Solo allora, lo Spirito Santo aprirà loro gli occhi e permetterà di riconoscere il vero Messia (molto diverso dalle loro aspettative), il Figlio dell’uomo, il creatore e Signore… in quell’uomo-Dio che per circa tre anni è vissuto accanto a loro.

Si ricordi la vicenda dei discepoli di Emmaus e il fatto che essi «narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24,35).

Senza Dio, allontanandoci volontariamente dallo Spirito Santo, nulla ci è possibile. Addirittura oserei affermare che, dopo aver voluto rifiutare il vero Dio di Gesù Cristo, perde significato e valore ogni gesto umano, compiuto da chiunque. Effettivamente, rimane comunque il problema di distinguere l’autentico Padre di Gesù Cristo dalle mille scimmiottature solamente umane (il filosofo si ribellava contro tutto ciò che è «umano, troppo umano»), dagli idoli banali che noi ci creiamo. Ma ci vorrà un’altra meditazione per approfondire quest’ultimo punto delicato.

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«Chi ha orecchi, ascolti» – XV domenica del tempo ordinario, 16 luglio 2023

  1. Mi pare insufficiente una scontata lettura moralistica di questo brano evangelico, che si limiti a esortare o rimproverare, dicendo: “Tu devi diventare terreno buono!” Sì, ma come? Prima di tutto affidandoci alla grazia del Signore, poi avendo l’umiltà e la fiducia di metterci nelle mani di Dio attraverso il sacramento della Confessione, o anche per mezzo della paternità spirituale.
  2. Primato e abbondanza della grazia di Dio: la moltitudine della folla che lo circonda, le molte parabole che vengono utilizzate per offrire almeno qualche spunto su cos’è (Chi è!) il Regno di Dio, il seme che viene dato con larghezza persino sulla strada, sul terreno sassoso, sui rovi, sul terreno buono.
  3. Libertà da parte dell’umanità nell’accettare o rifiutare quanto viene donato.
  4. Moltiplicazione sovrabbondante dei doni a favore di coloro che sono docili a Dio.
  5. “Chi ha orecchi, ascolti”: la necessità della disponibilità a ricevere, accogliere il messaggio di Gesù.

Dal Vangelo secondo Matteo (13,1-23)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

«Ti ringrazio, Papà, non ho più paura…» – XIV domenica del tempo ordinario, 9 luglio 2023

Questa domenica abbiamo l’onore di ascoltare, cogliere, comprendere, assimilare il modo in cui pregava Gesù. Anzitutto è una preghiera di lode, benedizione, ringraziamento. E poi troviamo una stupenda esortazione rivolta all’umanità perché non perda mai la speranza.

Prima, troviamo come protagonista Gesù, la sua Parola (il suo soffio, lo Spirito Santo) e il Padre che viene lodato e ringraziato. Il Signore vive e agisce sempre con la Trinità al completo. Si tratta di una bellezza gloriosa e delicata, intima, poi efficacissima, che non ha confini.

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