Corpo e Sangue di Gesù: Solennità – 11 giugno 2023

 

Ricordo in modo molto fresco e distinto il giorno della mia prima Comunione. Aspettavo veramente con il cuore quel momento, sia per incontrare Gesù in un modo che mi sembrava proprio bello, sia perché sarebbe stato l’inizio del mio servizio come chierichetto. Ho ancora in mente qualche piccola e semplice riflessione, ma anche – più concretamente – le prove per far bene la genuflessione: indossavo apposta il cappottino un po’ lungo, come si usava a quel tempo (inizio anni ’80), per familiarizzarmi con la vestina da chierichetto.

Il Giovedì Santo, durante la Messa in Coena Domini, ricevetti l’Eucaristia. Dopo la Messa, alcuni regali, tra cui ricordo con più vigore e affetto una lettera consegnatami da mio papà. Io avevo otto anni, c’era scritto di aprirla quando sarei diventato maggiorenne, dieci anni dopo. Ho mantenuto la promessa. Infine, vi trovai una bellissima lettera piena di confidenze, tra cui un ringraziamento: papà raccontava che proprio negli anni della mia prima Comunione si era trovato in grossi guai con il lavoro, ma che – semplicemente e involontariamente – la serietà con cui mi ero preparato a quel passo era stata di grande conforto per lui. Ancor oggi lo ringrazio.

Mi pare che quello che ho raccontato sia un momento molto semplice, ma anche profondo, del vero incontro, nella schiettezza dei miei otto anni.

San Domenico Savio… era proprio santo, invece! Contrariamente a quanti pensano che i piccoli non possano essere veri amici del Signore, per una grazia speciale, Domenico scrisse sul quaderno dei suoi appunti degli impegni veramente decisivi per la sua presente e futura vita spirituale.

Ci racconta la sua guida, san Giovanni Bosco:

«Ricordando la sua prima Comunione, si vedeva sul suo volto una gioia viva. Diceva: “Quello fu per me il giorno più bello. Veramente un grande giorno!” Scrisse alcuni ricordi che conservava gelosamente e che rileggeva spesso. Eccoli:

1. Mi confesserò molto frequentemente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà.

2. Voglio santificare i giorni festivi.

3. I miei amici saranno Gesù e Maria.

4. La morte, ma non peccati».

Solo un appunto per chiarire un pochino il quarto impegno, quello che ci potrebbe lasciare veramente perplessi o farebbe inorridire alcuni psicologi di bassa lega: «La morte, ma non i peccati». Prima di tutto, ambientiamolo in un periodo storico (il 1800) in cui la vita e la morte erano molto più familiari che oggi: i bimbi nascevano in casa, i nonni (o anche purtroppo i fratellini e le sorelline) morivano in casa. Domenico ci dice soprattutto che non esiste solo una morte corporea (di cui tutti abbiamo un terrore indicibile), ma soprattutto una morte spirituale, una possibilità di tagliare la relazione con Dio, causa la nostra libertà. Noi viviamo nel peccato veniale o mortale e nemmeno ce ne rendiamo conto. Anche noi sacerdoti, ci ricordiamo e facciamo memoria nelle nostre catechesi, omelie… che esiste un peccato che uccide l’anima? Se l’Eucaristia è gioia infinita, il peccato è la fonte di ogni disperazione: ne siamo ancora convinti?

San Giovanni Paolo II scriveva: «La Chiesa vive dell’Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)».

(Meditazione ripresa, rivista e adattata dal 2021)

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,51-58)

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

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