La compassione di Gesù – XI domenica del tempo ordinario, 18 giugno 2023

Gesù prova compassione: le folle “erano stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore”.

Presto o tardi i tanti idoli cui ci si affida o i tanti cattivi maestri, che tracciano la strada da percorrere, come il benessere o il piacere o altro, mostrano il loro vero volto, fatto di niente.

 

“Sono stanca di vivere, – mi diceva una ragazza – ho tutto, e questo tutto, a volte, anzi spesso, più che una gioia è un insopportabile peso. Ma a che serve avere tutto se poi il cuore è vuoto di qualcosa di diverso?”

«Torno con la memoria, in questo momento, all’ indimenticabile esperienza vissuta da noi tutti in occasione della morte e dei funerali del compianto san Giovanni Paolo II. Attorno alle sue spoglie mortali, adagiate sulla nuda terra, si sono raccolti i capi di tutte le nazioni, persone di ogni ceto sociale, e specialmente giovani, in un indimenticabile abbraccio di affetto e di ammirazione. A lui ha guardato con fiducia il mondo intero. È sembrato a molti che quella intensa partecipazione… fosse come una corale richiesta di aiuto rivolta da parte della intera umanità, che turbata da incertezze e timori, si interroga sul suo futuro. La Chiesa di oggi deve ravvivare in se stessa la consapevolezza del compito di riproporre al mondo la voce di Colui che ha detto: «Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Nell’intraprendere il suo ministero ogni nuovo Papa sa che suo compito è di far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la propria luce, ma quella di Cristo. Con questa consapevolezza mi rivolgo a tutti, anche a coloro che seguono altre religioni o che semplicemente cercano una risposta alle domande fondamentali dell’esistenza e ancora non l’hanno trovata».

Ce lo dice oggi il grande apostolo Paolo che, una volta convertito da Gesù sulla via di Damasco, diventa quell’apostolo delle genti che tutti conosciamo. «Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi».

Davanti a quella tomba, che apparentemente poteva significare solo il mistero della morte, si sprigionava invece, ancora una volta, «la compassione di Gesù» e della Chiesa nel vedere «le folle stanche e sfinite, come pecore senza pastore». Quelle pagine di Vangelo sulla tomba, che continuavano a sfogliarsi, agitate dal vento, sembrava ripetessero le parole di Gesù «Andate in tutto il mondo…predicate che il Regno di Dio è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni». E quel Vangelo che sembrava aprirsi a tutti, senza distinzione, come un invito alla speranza, davvero oggi è più che mai Parola di speranza, per uscire dalla stanchezza della vita ed entrare nella gioia della fede in Cristo.

«In questo momento il mio ricordo ritorna a quando Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero pontificale qui in Piazza S. Pietro. Ancora e costantemente mi risuonano le sue parole di allora: «Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate, le porte a Cristo»… Il Papa parlava a tutti gli uomini, sopratutto ai giovani. Non abbiamo forse paura tutti in qualche modo che, se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a Lui, egli possa portar via qualcosa della nostra vita? Paura di rinunciare a qualcosa di grande, di unico? San Giovanni Paolo II voleva dirci: no! Solo in questa amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in questa amicizia si dischiudono le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in questa amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera…Non abbiate paura di Cristo: Egli non toglie nulla e dona tutto» (Papa Benedetto XVI).

 

 

Dal Vangelo secondo Matteo (9,36-10,8)

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Lascia un commento