“Rallegratevi ed esultate”, Solennità di tutti i Santi, 1 novembre 2023

 

Spirito Santo, scendi con la tua benefica rugiada sull’umanità intera, sulla Chiesa tutta, su noi e su ciascuna delle nostre famiglie e comunità.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Una moltitudine immensa è chiamata a partecipare alla santità di Dio: ogni uomo e donna sulla faccia della terra, nel pensiero del Signore e attraverso lo Spirito Santo.

Grande tribolazione: le comunità, a cui l’Apocalisse si rivolge, stanno vivendo una situazione di profonda difficoltà nella testimonianza di Gesù e del suo Spirito. Quali sono le prove quasi insuperabili dei nostri giorni? Educativamente, prendiamo come esempio l’uso del linguaggio, di internet, del cellulare, della comunicazione in generale. I ragazzi sono abituati ad un certo stile; io, come educatore, mi abbasso al loro livello, propongo qualcosa di diverso, provo un dialogo costruttivo o rimango succube?

In base a cosa interpretare gli innumerevoli messaggi che ci vengono proposti? Insomma, come formare una coscienza adulta e concretamente cristiana?

Se le persone con cui collaboriamo strumentalizzano il loro ruolo, specialmente in ambito educativo, possiamo permetterci di continuare a tacere e subire o diventa sempre più necessario assumere le nostre responsabilità, anche quando è scomodo?

Una persona mi ha recentemente confidato: nel mio lavoro tutti si sentono offrire mazzette, in un modo o nell’altro, in una quantità pesante o meno. Si diceva: la tentazione è troppa, solo 5 su un milione rifiutano. E noi?

Sto facendo scuola: quanti professori accettano il rischio di svolgere con passione e competenza la propria materia, vedendo davanti a sé delle persone e non dei numeri… e non accontentandosi di assecondare ogni capriccio degli studenti?

Il brano del vangelo si chiude con un passaggio parecchio scomodo.

«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Quando ci sentiamo svuotati e disperati per un insuccesso, una separazione, un lutto, ci lasciamo andare, o proviamo a reagire in modo positivo e costruttivo?

Sono disposto anche a perdere me stesso, i miei gusti, la mia sensibilità superficiale, gli attaccamenti viscerali non sani per guadagnare Gesù? Forse la pace non è mai pacifica, ma segnata dalla croce.

Per me sacerdote, per te che ascolti, quali sono gli insulti che fanno più male? Cambia qualcosa se li mettiamo di fronte a Gesù?

La persecuzione. Ci ricorda centinaia di milioni di cristiani nel mondo che rischiano letteralmente la vita per testimoniare la fede. Ma non basta guardare lontano da noi. Persecuzione è non poter manifestare il proprio pensiero e la propria fede senza essere derisi. Persecuzione è non poter neppure decidere in famiglia le proprie scelte educative, ad esempio a livello di affettività, sessualità e relazioni. Persecuzione è quella che subiscono ogni giorno i fidanzati e fidanzate che vengono mollati perché credono nella castità prematrimoniale. Persecuzione è essere esclusi dal gruppo di amicizie se non ti adegui a livello di parolacce e bestemmie.

Per causa mia. Non per i nostri interessi, il nostro orgoglio, la nostra decisione di prevalere. Per Gesù.

Grande è la vostra ricompensa nei cieli. Non significa di dover aspettare di andare in cielo, in paradiso, per trovare gioia. L’esultanza è già qui, ora, possibile sempre. Negli occhi luminosi dell’anziano allettato o in fin di vita. Nel bambino che riprende a giocare dopo che si è sbucciato il gomito. Nella moglie che accetta di ricominciare piangendo con il marito che, in mille modi, può averla tradita (dagli sguardi sul cellulare ad una persona fisica).

Il Signore ci conceda una misura alta della vita cristiana, la santità di ogni giorno.

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