«Io sono nel Padre, e voi in me e io in voi» – VI domenica di Pasqua, 14 maggio 2023

La prima e la seconda lettura ci mettono di fronte all’entusiasmo e alla forza che erano presenti nei primi cristiani e che hanno sconvolto la loro vita. Da paurosi e insicuri, sono divenuti testimoni autorevoli di una persona che li ha cambiati.

Mi pare si riproponga una domanda: Chi è il cristiano?

– «Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi e molti paralitici e storpi furono risanati». In questo testo si accenna solo agli indemoniati, ma – ancora oggi – quante persone vivono sotto il peso della cattiveria, dell’orgoglio, nella spirale della vendetta e della violenza, e queste sembrano le logiche vincenti del mondo? Il cristiano è chiamato a fare sempre e comunque del bene a tutti. Pietro sarà chiarissimo: «È meglio soffrire operando il bene che facendo il male». San Paolo diceva: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene». Perché? Solo per il motivo che Cristo ha fatto così e ha dimostrato una volta per tutte che il bene, l’amore è più forte, vince, anche se sempre in modo differente da come ce lo aspetteremmo attraverso i nostri criteri umani.

– «E vi fu grande gioia in quella città» in cui erano andati i discepoli a predicare il vangelo. Vengono in mente i grandi santi, in particolare penso a Madre Teresa: pur essendo tutti i giorni a contatto con i più disgraziati ed emarginati; pur toccando spesso con mano l’egoismo e l’indifferenza dei più fortunati; e pur vivendo lei stessa per quasi cinquant’anni nel più assoluto deserto del dialogo con Dio… nonostante tutto questo non ha mai perso il suo sorriso, segno di una serenità interiore che viene solo dall’intimità autentica con Dio. Pietro parla di dolcezza e rispetto con tutti, in particolare con chi la pensa diversamente: non per debolezza, ma in segno di una profonda solidità e forza interiore.

– «Adorate il Signore nei vostri cuori, sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». C’erano quella volta per una chiesa agli inizi, incerta sul da farsi e fragile nella sua organizzazione; ci sono anche oggi tanti segnali che porterebbero al pessimismo «va sempre peggio, i giovani d’oggi…». San Pietro ci parla invece di una speranza ben fondata e motivata. La presenza costante di Cristo: non ci ha lasciato orfani!

– Il brano di vangelo è stupendo; fa parte dei discorsi di addio con cui Gesù ha preparato gli apostoli a vivere lo scandalo della sua croce e della sofferenza. «Non vi lascerò orfani», non rimarrete da soli ad affrontare le difficoltà. «Io sono (divinità) nel Padre, e voi in me e io in voi»: segno della più profonda intimità tra il Padre e Gesù, a cui siamo chiamati a partecipare. Sempre rispondendo a quella domanda, il cristiano è uno invitato realmente all’intimità della comunione d’amore della Trinità. Anche la morale, i comandamenti hanno senso solo se traggono il loro fondamento nell’amore che viene da Dio e nella carità tra fratelli per renderlo presente anche oggi.

– Il cristiano è uno «Consolato» da Dio. Lo Spirito Santo è l’avvocato difensore, il testimone favorevole in ogni lotta della vita. In mezzo a tante burrasche, lo Spirito ci continua a testimoniare che Dio esiste e che il suo amore può dare senso alla vita.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».