«Vide e credette» – Santa Pasqua, 9 aprile 2023

[Liberamente adattato da una meditazione di H. U. von Balthasar, in conclusione al testo dedicato ai giovani, Il cuore del mondo (1945)]

O Gesù Cristo, crocifisso e risorto,

Quando ero giovane ho pensato di poter venire a patti chiari con te. Ho visto davanti a me una strada rapida, mi venne del coraggio, mi legai lo zaino e cominciai ad arrampicarmi.

Quanti sogni nel cassetto da buttare al macero, quante aspettative cariche di orgoglio, quanti confronti rispetto agli altri e paragoni inutili e dannosi.
Ma ora basta.

QUANTO TI RINGRAZIO, SIGNORE, perché posso scorrere e non devo prendere, posso allargarmi e distendermi nella tua beata incomprensibilità e non devo inquietamente arzigogolare sopra segni e scritti. Giacché tutto è segno, ma esso sussurra di te, e tutto è segno e indica te, allude a te. E sull’enigma di tutte le cose scintilla il tuo mistero sorgendo come un sole, e nel tramonto di ogni luce del mondo albeggia silente la tua notte più grande.

Posso evitare di inquietarmi. O meglio, ci sono tante persone per le quali preoccuparsi, ma il cuore del mondo è risorto. «Io ho già vinto il mondo», potete «vedere e credere» anche voi come Giovanni.

E non a prendere, brama il nostro spirito, ma ad essere preso in te e, conoscendo, ad essere piuttosto conosciuto dal tuo cuore. Nel fallimento di ogni verità non è il non sapere che veniamo a sapere, ma la custodia di ogni verità in te. L’onda del mondo si inalbera ardita, ma il suo slancio precipita in polvere e si getta, lungo disteso, in adorazione alla tua riva. Quanto ti ringrazio, Signore, che non hai sciolto la tormentosa selva del mondo se non nella beata e folta foresta del tuo amore e che, quanto in noi si combatte e si reprime a vicenda, tu lo fondi nel crogiolo della tua potenza creatrice…

Salire su di un’alta vetta, o scendere negli abissi di Dio? O entrambi? È decisivo conoscere o essere conosciuti? Anche se noi falliamo continuamente, tu ci custodisci: «Ho detto a Dio, senza di Te alcun bene non ho». Adorazione di Dio nell’uomo: fonte di conoscenza?

Al posto dell’enigma tu ci metti, illuminandolo, il mistero. Tutto, perfino il peccato, è per te una materia e una pietra da lavoro: nella tua croce e risurrezione, tu prendi su di te ogni cosa e le doni, senza annientare la sua sostanza, una sostanza nuova. Dell’immondizia tu fai dei gioielli, della fornicazione una verginità, ai disperati tu offri un futuro; la tua magica mano supera tutte le fiabe dei bambini.

Quante donne ancora alla ricerca del principe azzurro; quanti uomini che si dibattono con irrequietezza perché non hanno ancora incontrato la fata alta, bionda, dagli occhi azzurri che avrebbe (?!) rivoluzionato la loro esistenza.

 Tu non ci ami anche se siamo peccatori, ma dai la tua vita affinché anche il peccato si trasformi in una pasquale felix culpa: non ti doni a noi anche se siamo peccatori, ma doni tutto te stesso per rendere pietra preziosissima la melma in cui siamo immersi fino al collo.

Continuiamo, vi prego, ad addormentare i bambini con le stupende favole. Ma attraverso il nostro esempio, la nostra vita, le belle relazioni familiari… facciamo assaporare loro che la realtà è molto più affascinante e sconvolgente.

Ai fidanzati (esistono ancora, sai?) facciamo fare esperienza che il sogno ha una carne, un’anima, uno spirito straordinariamente incantevole (anche quando lei arriva sempre in ritardo e lui, appena sposato, lascerà i calzini sporchi e puzzolenti in giro per la casa).

La rosa del mondo si sfoglia, tutti noi appassiamo e cadiamo, ma in un simile autunno fiorisce una primavera.

Ecco la TUA rinascita.

Tutto ha relazione al tuo cuore che batte. Il tempo e la durata martellano ancora e creano, e con colpi grandi e dolorosi spingono avanti il mondo e il suo divenire. È l’impazienza dell’orologio, e impaziente è il tuo cuore finché noi non riposiamo in te, e tempo ed eternità sprofondano l’uno nell’altra. Ma: state calmi, io ho vinto il mondo. Il tormento del peccato è già affondato nella calma dell’amore… Ma l’abisso più futile della rivolta è inghiottito dall’insondabile misericordia, e coi suoi colpi maestosi regna tranquillo il cuore divino.

 

 

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.