«Il mondo sia salvato per mezzo di lui» – IV domenica di quaresima «Laetare», 10 marzo 2024

Dio è guidato da un unico grande desiderio, da una speranza drammatica perché coinvolge la nostra libertà. Dio ha fatto, fa e farà di tutto perché l’uomo, liberamente e volontariamente, accetti di accogliere il dono della vita divina.

Se la prospettiva umana parla immancabilmente di un’angoscia causata dallo scorrere del tempo e dell’imperturbabile avvicinarsi della morte, Dio ci dona molto più di quanto non osiamo nemmeno sperare. Il Padre desidera che partecipiamo alla sua stessa vita divina.

Nulla della nostra vita, dell’esistenza, dei nostri pensieri, desideri, affetti e quant’altro ci è più caro andrà perduto, assicura Dio in Cristo e nello Spirito Santo.

La nostra esistenza, ci racconta san Paolo, è come una confusione di fogli squadernati, in gran disordine. È solo lasciandoci amare, salvare da Gesù Cristo che ritroviamo l’ordine, perché i fogli volanti siano rilegati e divengano un libro di vita eterna.

Il desiderio di Dio, la speranza dei discepoli di Cristo è che ogni uomo sia salvato e giunga alla conoscenza piena della verità. Ma, tra la speranza e la certezza dell’essere salvati, rimane l’abisso della libertà umana. Dio è un Padre che ama talmente la nostra dignità umana, da non costringere nessuno.

Concretamente, cosa cambia nella nostra vita?

Semplicemente tutto. Perché ogni attimo di tempo non è un granello di sabbia che scende dalla strettoia di una clessidra a fondo perduto. Sarebbe una clessidra che, se provi a girarla, ti lascia con niente fra le mani. Invece, proprio in quella strettoia del tempo quotidiano, troviamo Cristo, che pone con massimo amore e delicatezza ogni briciola nelle mani del Padre buono, nel seno dell’eternità.

Ogni istante è dono per… credere, amare e soprattutto sperare.

 

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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